Cesare Bianciardi, il pilota del Grande Torino, da Via Poliziano allo schianto di Superga

Quel 4 maggio del 1949, alle 17.03, l’ultimo messaggio dall’I-Elce proveniente da Lisbona. Poi lo schianto contro il muraglione della Basilica di Superga dove terminò la storia terrena del Grande Torino, e consegnò la squadra degli Invincibili nel mito e nella leggenda.

E fra le trentuno vittime di quella tragedia sportiva, c’era anche Cesare Bianciardi, nato a San Quirico d’Orcia, in Via Poliziano il 18 agosto 1914, secondo pilota di quel volo passato alla storia.

Il padre era falegname ma lui diventò un pilota di aviazione, una rarità da queste parti. Sarebbe stata imminente la sua promozione a primo pilota, per le eccellenti prove e qualità che aveva dimostrato nel corso degli anni. Il servizio normale del maggiore Bianciardi si svolgeva nell’ultimo periodo sulla Milano-Parigi, ed i suoi dirigenti lo avevano ‘per meriti’ dedicato al volo di Lisbona coi giocatori del Torino proprio per poter contare su un elemento di grande affidabilità.

Ma i suoi sogni, così come la voglia di volare, a soli 34 anni di età, andarono ad infrangersi nella collina di Superga; insieme alla classe ed al talento di Mazzola, Gabetto, Loik, Bagicalupo ed Ossola, solo per citare alcuni calciatori del Grande Torino.

Nelle settimane successive al Comune di San Quirico d’Orcia arriva la comunicazione dell’atto di morte del Bianciardi, da parte del Comune di Torino. Fu indetto il lutto cittadino per questo sanquirichese “già combattente pluridecorato al valore”.

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