Dal fiore alla tavola. Naturale e buono il miele delle nostre colline

Il miele fra le produzioni locali di San Quirico.

Si caratterizza per la sua specificità derivata proprio dal territorio, dato dall’insieme di fattori naturali e umani a cui si sommano le favorevoli condizioni ambientali che, nel tempo, hanno consentito uno sviluppo dell’apicoltura (seppur di nicchia) fin dai tempi degli etruschi e dei romani, e poi nel Medioevo, sulle cui tavole il miele accompagnava il vino, condimenti e pietanze.

Anche oggi il processo di produzione del miele è molto semplice: tutto inizia con l’ape che, impegnata a procurarsi provviste di cibo per la sopravvivenza dell’alveare, vaga per i campi e si posa sui tanti fiori che incontra sul suo cammino. Succhiando il nettare dei fiori e le secrezioni di piante (come succede per il miele di melata), lo trasforma in miele mischiandolo con gli enzimi che produce, e lo lascia maturare nei favi dell’alveare.

In questo processo, che sembra quasi magico, il ruolo dell’apicoltore è molto limitato: deve occuparsi di trasportare le api negli alveari vicino alle fioriture, raccogliere il miele che producono, lasciandone un po’ anche per la loro sopravvivenza, invasettarlo e renderlo disponibile per il consumatore finale.

Fra le varietà che si producono in Val d’Orcia il millefiori, girasole, edera, sulla, trifoglio, corbezzolo, acacia, melata, edera ed erica.

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