Pici che passione: il gusto della tradizione sanquirichese è nel piatto

Ma quanto sono buoni i pici, quelli fatti a mano o comunque artigianalmente, con un sugo di carne tipico di questa zona, o a limite all’aglione o con le briciole.

Oggi i pici sono un taglio di pasta che si è fatto conoscere ovunque, un Made in Siena nel mondo, vengono proposti nei ristoranti e nelle sagre di altri comuni fuori dalla Val d’Orcia, in provincia di Siena e si trovano comunemente anche come produzione industriale.

Ma i pici sono un piatto davvero sanquirichese.

Basti pensare che a pochi chilometri di distanza si chiamano in modo diverso: a Montalcino ad esempio li chiamano ‘pinci’, mentre a Pienza addirittura ‘lunghetti’.

Già nei primi anni Sessanta a San Quirico si faceva la ‘sagra dei pici’, un piatto talmente comune da valorizzarlo in occasioni speciali e con ospiti istituzionali e turisti. Come nel caso dei giorni della Festa del Barbarossa, quando – come riporta il quotidiano La Nazione (1 giugno 1967) – gli ospiti del sindaco Carlo Sorbellini erano ‘conquistati’ da favolosi piatti di pici fatti a mano ed un bicchiere di ottimo vino rosso di queste colline.

Pici che si trovavano al ristorante e allo stand ed erano preparati dalle mani esperte delle massaie sanquirichesi. Anche oggi i pici sono un portabandiera della cucina sanquirichese: si trovano nei ristoranti, e si fanno ancora a mano nelle case e nelle associazioni paesane.

Quelli fatti a mano, a base soltanto di acqua e farina, risultano spesso grossolani e dalla forma irregolare, degli ‘spaghettoni’ dalla grande consistenza e sapore. Di forma più ‘regolare’, ovviamente, quelli prodotti da pastifici artigianali.

E allora non resta che assaggiarli e mangiarli con gusto; a San Quirico, patria dei pici, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

 

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